Tanti sono i cambiamenti e le preoccupazioni che si affrontano nel corso dei 9 mesi di gestazione, al punto che in taluni casi alcune donne si possono sentire sopraffatte da ansia e, a volte, una forte angoscia che potrebbero portare come risultato l’insorgere di attacchi di panico.
L’ansia non è una caratteristica tipica ed esclusiva della gravidanza, bensì un meccanismo adattivo che accompagna ogni fase della nostra vita e ha la funzione di aiutarci a reagire positivamente e prontamente in alcune circostanze, così come il panico, che è accompagnato da un arousal (ossia da un’attivazione fisiologica che mette in funzione meccanismi che permettono al nostro fisico di reagire velocemente ad una situazione di attacco o di fuga), di per sé ha la funzione di renderci consapevoli di un pericolo reale e poterlo affrontare.
Il problema insorge nel momento in cui il panico perde la sua funzione di “messa in guardia”, si fa più acuto e appare anche in momenti in cui le circostanze non lo richiedono, trasformandosi in attacco di panico vero e proprio.
I sintomi tipici di un attacco di panico riguardano l’attivazione fisica del sistema nervoso vegetativo, ossia tachicardia, iperventilazione, aumento della pressione e del flusso sanguigno, dilatazione delle pupille, sudorazione, vertigini, ai quali si aggiungono senso di perdita del contatto della realtà, paura di perdere il controllo, sensazione di stare per morire.
Normalmente, i primi attacchi di panico appaiono in fasi della nostra vita in cui siamo molto stressati o preoccupati per qualcosa, o stiamo affrontando cambiamenti importanti, che dipendano da noi o meno.
La gravidanza è, appunto, una fase di grandi cambiamenti nella vita di una donna, sia a livello fisico che psicologico, è un momento di crisi in cui tutto viene rimesso in discussione, in cui le fasi precedenti vengono abbandonate per andare incontro a dei nuovi equilibri e questa crisi è necessaria affinché la donna possa assumere il suo nuovo ruolo di madre.
Così, se una donna soffre di questo disturbo (anche nel caso in cui sia comparso in precedenza) vive con il terrore e l’angoscia che l’attacco di panico faccia la sua comparsa durante la gravidanza come un fulmine a ciel sereno e che possa fare male al suo bambino. La donna, in queste circostanze, vive un’impossibilità nel reagire alle pressioni esterne, nel prendere autonomamente le proprie decisioni, si sente come bloccata nella sua capacità di espressione e questo provoca rabbia per ciò a cui si rinuncia e per la mancanza di coraggio nel prendere in mano le situazioni.
Si assiste così a una vera e propria fuga dalla necessità di affrontare se stesse. Si preferisce evitare di affrontare qualcosa piuttosto che trovare la forza di affrontarla per modificarla, ignorando e soffocando ciò che il corpo comunica, fino a che questo esplode letteralmente in un attacco di panico o in altre reazioni collaterali.
Da recenti studi è emerso che le emozioni materne influenzano lo sviluppo psicofisico del bambino, tanto in positivo quanto in negativo. Anche l’ansia, purtroppo, se eccessiva e prolungata, può avere effetti sulla salute del piccolo. Si è potuto osservare come, in madri sottoposte a forti stress e con alti livelli d’ansia (soprattutto nel terzo trimestre), sia molto frequente un parto pre-termine e un basso peso del nascituro alla nascita.
Ecco perché, quindi, appare fondamentale parlare con qualcuno del proprio malessere per poter intervenire tempestivamente, per la salute sia della mamma che del bambino.
La cosa più importante, innanzitutto, è saper riconoscere il proprio stato e dare un senso, una spiegazione a ciò che inizialmente ci sembra incomprensibile e in questo può venire in aiuto la psicologia. Divenendo più consapevoli di ciò che ci accade, saremo in grado di acquistare un nuovo senso di fiducia in noi stesse e nel mondo esterno.
Ogni medaglia ha sempre due facce e bisogna imparare a vedere un attacco di panico non più con timore, ma come un’opportunità: ogni emozione, negativa o positiva, ha sempre le sue ragioni di esistere, se si attiva ha i suoi buoni motivi. Anche la paura è un’emozione e per questo non va combattuta ma riconosciuta, accolta e trasformata in energia positiva.
All’insorgere di un attacco di panico, la prima cosa importante da fare è concentrarsi sul fatto che non è nulla di grave, che ha un inizio e una fine, ha una durata breve e, dopo il picco più elevato, la tensione comincia a scemare fino a scomparire. Può essere utile senz’altro frequentare un corso di preparazione al parto per tenere sotto controllo la paura del parto, come può esserlo anche imparare tecniche di respirazione e rilassamento e arrivare al momento fatidico con una buona dose di consapevolezza.
Combattere gli attacchi quando si presentano aumenta la convinzione e la sicurezza, riducendo il rischio che si possano ripresentare.
Per acquisire sempre maggiore controllo è importante entrare in contatto con le proprie esperienze e divenire consapevoli della propria forza sviluppando atmosfere di fiducia e di accoglienza nei confronti delle emozioni interne e degli input esterni. Per far ciò può essere utile rivolgersi ad uno psicologo che, grazie al suo sguardo esterno, potrà aiutare la mamma in gravidanza ad elaborare le sue emozioni in modo sempre più positivo.
Dott.ssa Florinda Lo Piano
La Psicologa delle Mamme
About Florinda Lo Piano
Bis-Mamma, Psicologa - Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Costruttivista, Mindfulness Educator, Insegnante HUG Certificata (CHT) e Peer Supporter dell'Alto Contatto e del Babywearing. Mi occupo di psicologia perinatale, psicologia clinica, psicopatologia pre e post parto, sostegno all'alto contatto, consulenza sul sonno del bambino, allattamento, comprensione del linguaggio del neonato e babywearing, seguo le donne, le coppie e le famiglie nel delicato periodo della maternità, da prima del concepimento alla gravidanza, dal post parto ai primi anni di vita del bambino.
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