“It’s ok not to be ok”
La gravidanza è un delicato periodo di transizione in cui la donna risulta più vulnerabile e sensibile nei confronti degli eventi interni ed esterni che la coinvolgono. La donna che si rende conto di vivere un disagio in questo periodo non è spesso incline a esplicitare il suo malessere sia perché pensa che ciò sia associabile ai vari disagi che si attraversano nella maternità e dopo il parto, sia perché l’immaginario sociale rappresenta la donna in attesa o che ha appena partorito necessariamente felice, senza tenere in conto il fatto che essa attraversi una ristrutturazione della personalità che può spesso provocare confusione e sofferenza psicologica, più o meno lieve.
Quello su cui il senso comune si concentra è sovente lo stato fisico della donna in gravidanza, cambiamenti, disturbi di varia natura, ma in realtà non si pone molta attenzione al fatto che i disturbi come depressione e ansia siano disagi molto più frequenti della gestosi, del diabete gestazionale, del parto prematuro.
Il mio obiettivo, da psicologa, ma soprattutto da mamma, è quello di farvi conoscere i sintomi di questo disturbo, affinché sappiate che non dovete sentirvi sole, isolate e abbandonate a voi stesse così da essere in grado di prevenire, conoscendoli, i sintomi e le cause e contrastare così il giudizio di chi non rispetta la dignità di chi soffre, in gravidanza e nella maternità.
Prima di tutto, sfatiamo il mito che la gravidanza faccia vivere esclusivamente sentimenti ed emozioni positive. La realtà dei fatti è che, seppur contrastanti ed in conflitto, insieme coesistono felicità, paure, ansie, incertezze ed entusiasmo, donando complessità alla dimensione della maternità.
Questa complessità ha in sé lo scopo di preparare la donna ad affrontare drastici cambiamenti, dando luogo a una “crisi d’identità”, che condurrà ad una trasformazione profonda, un mutamento interiore, un passaggio obbligato della vita. Essere consapevoli del fatto che si affronteranno cambiamenti così vari e, a volte, imprevedibili, aiuta a prevenire lo strutturarsi del disturbo, dando strumenti alle madri ma soprattutto a chi sta loro accanto, affinché possa essere fornito un sostegno fondamentale lungo tutto il percorso.
Ad esempio, avere fin dai primi tempi una chiara consapevolezza dei diversi livelli emotivi cui andrete incontro, che non dovranno spaventarvi ma che descriveranno la vostra attuale realtà psichica, vi aiuterà a non riversare il vostro disagio sulla relazione madre-figlio, sulla formazione della personalità futura del neonato e, infine, vi aiuterà a ritrovare gradualmente il vostro equilibrio.
Quali sono i cambiamenti interiori che la donna affronta in gravidanza e in maternità?
Fin dal primo momento in cui la donna scopre di aspettare un bambino, si trova ad affrontare cambiamenti fisici e psicologici che possono destabilizzarla, non si ritrova più nell’immagine che aveva di sé prima della gravidanza e non sa ancora cosa diventerà nel corso dei nove mesi, se dopo il parto riuscirà a tornare quella di un tempo, se diventerà una donna nuova e in che misura. Si ritroverà a dover ristrutturare prima di tutto la sua identità.
Dopo il parto, invece, soprattutto per quanto riguarda la nascita del primo figlio, la donna va incontro ad un ruolo totalmente sconosciuto fino ad allora, di cui non conosce ancora tutte le peculiarità. Questo nuovo ruolo prevede cambiamenti nelle relazioni sociali, nella propria identità, nella relazione di coppia, nel confronto con la propria figura materna, nell’acquisizione di una nuova e personale funzione materna, nella perdita dello stato interessante e della fusione con il bambino, nel passaggio dall’idea del bambino immaginario strutturata durante la gravidanza al bambino reale che si conosce solo dopo la nascita e, infine, nella relazione di dipendenza con il neonato.
Conoscere i principali sintomi di una depressione in gravidanza e nella maternità aiuta voi e chi vi sta accanto a superarla nel modo più adeguato.
Una depressione si definisce tale quando i sintomi sono intensi e protratti nel tempo, vissuti negativamente e accompagnati da pensieri autocritici ricorrenti. Nel caso di una depressione post-partum questi sintomi devono essere presenti da almeno 6 settimane.
Tra i sintomi cui porre particolare attenzione ritroviamo umore profondamente triste o irritabile, stanchezza, agitazione, sensazione di inadeguatezza con mancanza di fiducia in se stesse, perdita di interesse e di piacere nelle comuni attività, difficoltà di attenzione concentrazione e memorizzazione, disturbi del sonno e appetito, ai quali in maternità spesso si aggiungono sensi di colpa, bassa autostima, sentimenti di impotenza, pensieri ricorrenti di morte e di fastidio nei confronti del bambino, perdita del senso profondo della propria vita, sentire di non provare l’attaccamento materno verso il proprio figlio.
Durante la gravidanza, se non già da un precedente desiderio della nascita di un figlio, la coppia crea uno spazio mentale in cui si forma un’immagine fantastica del bambino che sta per venire al mondo, dando inizio allo sviluppo di un legame tra il bambino e i genitori stessi, ma, soprattutto, tra il bambino e la madre.
Con la nascita del bambino, che non è più immaginario, ma reale e interattivo, la coppia si ristruttura in nucleo familiare e ognuno dei due componenti modifica il suo ruolo in quello di genitore. Molto spesso questo percorso incontra difficoltà di adattamento nelle quali la madre non si sente aiutata ed appoggiata sufficientemente nel suo ruolo, soprattutto nella fase iniziale. Essa avverte così l’urgenza di un ascolto più attento da parte della propria famiglia e, soprattutto, del proprio compagno, che spesso non si rende conto dei vissuti negativi, di inadeguatezza e di solitudine della propria compagna. Laddove l’appoggio familiare e coniugale non sia, quindi, sufficientemente adeguato, la donna, poiché non abbastanza supportata, non è a volte in grado di fronteggiare con le sue sole forze le difficoltà e si sente incapace e timorosa di richiedere un aiuto esterno, a singoli o ad una rete sociale che potrebbe farle da accoglimento e protezione.
Appare quindi evidente che la figura del padre, prima di tutto, assume una funzione indispensabile di stabilità e protezione che facilità il ruolo di accudimento della madre, fornendo sicurezza, sostegno emotivo e strumentale e rassicurazione delle ansie materne, dando fiducia nel momento di crisi.
Tra i principali fattori di rischio che rendono la donna più vulnerabile e soggetta a sviluppare un disturbo dell’umore, abbiamo fattori di personalità (la madre ha una tendenza a dover raggiungere la perfezione in ogni circostanza, ha una bassa autostima o un’eccessiva sensibilità interpersonale), fattori legati alla relazione di coppia (bassi livelli di sostegno, livelli elevati di controllo da parte del partner), fattori familiari (esperienze di genitori vissuti come distaccati o ostili, numerosi eventi stressanti o traumatici nell’infanzia, conflittualità con la propria madre), fattori riguardanti il concepimento (se la gravidanza è stata desiderata o no, per quanto tempo è stata eventualmente ricercata, dopo un aborto, a che età è avvenuto il concepimento).
È bene, infine, sottolineare la differenza tra baby blues e depressione post partum, affinché siate in grado di poterne riconoscere le caratteristiche ed affrontarle senza alcun timore.
Il baby-blues o maternity blues è un lieve disturbo emozionale transitorio di cui soffre circa l’80% delle donne occidentali e si manifesta fra il terzo e il sesto giorno dopo il parto, come una specie di malinconia. Le mamme avvertono stanchezza, tristezza e sensazione di sfiducia che si accentuano con l’arrivo della montata lattea, risolvendosi poi spontaneamente entro alcuni giorni o settimane.
Se queste sensazioni si accentuano e persistono nel tempo, questo si può trasformare in depressione post-partum, che non rappresenta soltanto uno stato di disagio della madre, ma può ripercuotersi sulla salute del bambino.
Per questo non abbiate paura di rompere il silenzio, parlare del proprio disagio è il primo passo per ritrovare la serenità!
Dott.ssa Florinda Lo Piano
La Psicologa delle Mamme
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About Florinda Lo Piano
Bis-Mamma, Psicologa - Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Costruttivista, Mindfulness Educator, Insegnante HUG Certificata (CHT) e Peer Supporter dell'Alto Contatto e del Babywearing. Mi occupo di psicologia perinatale, psicologia clinica, psicopatologia pre e post parto, sostegno all'alto contatto, consulenza sul sonno del bambino, allattamento, comprensione del linguaggio del neonato e babywearing, seguo le donne, le coppie e le famiglie nel delicato periodo della maternità, da prima del concepimento alla gravidanza, dal post parto ai primi anni di vita del bambino.
Un pensiero su “Depressione in gravidanza e post parto: come riconoscerle e affrontarle”